domenica 31 maggio 2009

Questa vigna non fa uva...

La domenica è da sempre il giorno, per me, peggiore della settimana. Occhè tu s'è grullo? dicono dalle mie parti. Considerando il fatto il fatto che La Sbaffina va a giocare a burraco con le sue amiche e che i miei amici ancora vivi son quasi tutti rincoglioniti non so mai che fare: leggiucchio, ascolto un po' di musica, insomma dopo un po' mi piglia i'tremore ed esco di casa. Cucinare un cucino, perchè non ho più voglia e giocoforza vado a cena in qualche ristorante. Nova, direte voi! O icché ci posso fare, mi garba.
Una volta sono andato alla Vigna in via Spinello. Bellino è bellino... se sei un turista magari mangi anche bene (sanno una sorba come si mangia in Toscana!) ma, se niente niente di cucina ne capisci...
Premetto che loro sono specializzati nelle carni quindi van tutti lì per questo, però mettono nel menù anche piatti cucinati (eh sì, perchè la bistecca si cuoce non si cucina e alla griglia dopo un po' anche un bischero ci sa stare).
Quindi sedutomi e accolto da un burbero giovine (vino bianco o rosso! Grrrrr... la odio questa domanda!) scelgo leggendo nel menù il vanto della casa: pappardelle con sugo di cinghiale (surgelato ma dichiarato quindi un punto per loro) e grifi all'aretina con polenta. Che la polenta sia aretina, come si dice, non mi risulta però... il mondo cambia. La pasta sempre fatta in casa di qualcun altro, il sugo acidino, carotoso, lentino; il grifo cotto nella salsa di pomodoro (vi vorrei ricordare che è una preparazione medievale e il pomodoro viene dal Messico - 1492 scoperta dell'America, 1740 primi usi in cucina dello stesso) mentre dovrebbe essere fatto nel vino e soffritto di cipolla. Il vino della casa da panico. Il conto: 22€...
Farebbero bene anche la griglia perché a vista, con le verdure tagliate davanti, con i pezzi di carne a temperatura e non tolti dalle celle. E allora perchè non curare anche il cucinato? Che dire di più... Non lo so, probabilmente accidentaccio al burraco e a chi lo gioca.

venerdì 15 maggio 2009

La Cantonata

Una volta si andava più spesso in quel locale ai Portici, Il Cantuccio. Poi le scale, gli anni, ci hanno fatto diradare. Però quando siamo andati l'ultima volta ho trovato tutto stravolto.
Innanzitutto gestione cambiata: due signore, madre e figlia, in sala e una pletora di filippini in cucina. Con questo che un si pensi che son razzista, anzi: delle due sono più in là di Faustino, ma come ho già detto ci vuole il DNA in cucina per la Toscana, per il Piemonte, per Napoli. Glielo spieghi te cos'è un tortello a uno che viene da Vattelapesca? Falla finita, mi bercia la Sbaffina dalla cucina, scrivi e non commentare. E allora scrivo!
La pasta fatta in casa... ma a casa di chi? L'ossobuco duro e teglioso come il marmo, i piselli lascia stare... il vino del Tienti (due che te devon tener per berlo) lo spezzatino meno duro ma comunque salato, i pici comunque non di produzione propria... eppure c'è scritto sul menù fatta in casa...
La spesa: 40€ un son tanti, ma per quel che t'han dato...
Ringrazio una ragazza, Lucilla, che mi ha mandato una mail molto simpatica elogiando il blog. Ma voi, che siete tantini, che aspettate a far sentire la vostra voce? Più siamo e meglio si mangerà ad Arezzo (forse...)
Forza ragazzi, fatevi sentire!

domenica 3 maggio 2009

Dis...Gusto!


Tutti sappiamo come sia facile sparare sulla Croce Rossa... però è anche facile evitare di cadere nelle trappole studiate dai nuovi ristoratori aretini.
Mi spiego meglio. Ciò si può fare non solo leggendo le note che io scrivo, a mio rischio e pericolo, in questo blog, ma anche esaminando con attenzione i particolari dei ristoranti dove vorremmo andare a mangiare. I locali troppo friendly in genere nascondono sempre qualcosa. I ristoratori veri sono un po' ruvidi, schivi, non amano farsi notare troppo. Vi avrei voluto far conoscere Sostanza detto il Troia, ma ero piccolo io e lui era grande già tanti anni fa.
Una sera di primavera un po' piovigginosa siamo andati in quel locale nuovo in Piazza della Repubblica (sì, alla stazione FF.SS.), Gusto. Un nome che sembra tutto un programma.
Il locale è luminoso, accogliente, ben arredato, friendly ma, come diceva una mia amica d'infanzia, il bellino prima o poi finisce. Ci sediamo La Sbaffina ed io in un tavolo vicino alla cucina (a vista...!). Pare incredibile: perfettamente linda e pulita.
Ordiniamo un primo e un secondo io, un secondo lei... Il mio primo fatto con pasta scotta (ve lo giuro... ma come fanno due in cucina a fare scuocere la pasta con il ristorante quasi vuoto?), il secondo di mia moglie era così acetoso da risultare immangiabile.
Ma il massimo è stato il mio secondo: carino da vedere all'inizio, ma cosi dissonante nei sapori da rimanere quasi tutto nel piatto. Il conto: 50€. Mica male.
Sarò anche anziano, ma quando si diceva che si voleva morire dal gusto si intendeva un'altra cosa...